Chi era Anna Politkovskaja, la reporter russa che osò denunciare il regime di Vladimir Putin, gli eccidi della guerra in Cecenia e gli orrori perpetrati da Ramzan Kadyrov?
Per scrivere il mio romanzo Anna Politkovskaja. Reporter per amore edito da Morellini ho studiato la sua vita. Letto i libri che ha scritto e che su di lei sono stati scritti. Ho intervistato le persone che le sono state vicine: la sorella Elena, l’amica Nadia, l’inviata Stella Pende… Poi, intorno alla sua biografia, ho costruito una cornice narrativa che ha reso più accattivante la sua biografia, già però molto avvincente.
A seguire, un capitolo alla volta, ecco la biografia, completa e approfondita, di Anna Politkovskaja, la grande reporter russa che, fino all’ultimo, fu una spina nel fianco per Vladimir Putin, Ramzan Kadyrov e tutti i soldati russi che, in Cecenia, si macchiarono di reati gravissimi.
Questa è la diciannovesima puntata. La diciottesima è: Di chi è la colpa?
Anna è viva
“Voglio fare qualcosa di utile per gli altri, usando il giornalismo”
In Rete è possibile trovare anche la foto di Anna nella bara. Non ve la raccontiamo, perché quell’immagine non la rappresenta. Lì, lei, non c’è più.
Anna è fra i monti della Cecenia con la sua amica e collega Natal’ja Ėstemirova. In mezzo alle madri di Beslan. Alla sua scrivania, nella redazione della Novaja Gazeta. A spasso per Mosca con il suo cane “piscione” Van Gogh. Sulla sedia di Hemingway al café Le select di Parigi con la sua traduttrice e amica Galina Ackerman. Insieme ai parenti delle vittime della Dubrovka. A fare la turista a Palazzo Tè di Mantova. A tenere lezioni di giornalismo a Santa Monica. A ritirare premi a Stoccolma.
Anna è fra le parole degli articoli che ha scritto e fra le pagine dei libri che ne sono stati tratti.
Anna parla, si indigna, sorride e racconta nei fotogrammi dei documentari che le sono stati dedicati. Ma anche negli spezzoni dei servizi giornalistici, delle interviste, delle partecipazioni ai programmi televisivi.
“Oggi Anna è un’icona per molti russi e c’è un premio annuale per il giornalismo a lei dedicato e promosso dalla famiglia, dalla Novaja Gazeta e da un gruppo di importanti musicisti, che suonano in memoria sua e di tutti i giornalisti uccisi. È un modello di riferimento per tanti giornalisti giovani. Un simbolo di dignità professionale e dedizione per molti colleghi più adulti. Ma la verità è che alcune persone, e addirittura alcuni giornalisti, in Russia non supportano questo orientamento, purtroppo” spiega la collega Nadia Azhgikhina.
E all’estero?
Anna è nei giardini che le sono stati dedicati a Milano, davanti alla Stazione Garibaldi. Ma anche Varsavia, Perugia, Tavazzano…
Anna è nei saggi, nelle graphic novel e nei romanzi per ragazzi che la sua figura ha ispirato.
Per realizzare Quaderni russi. Sulle tracce di Anna Politkovskaja, l’artista Igort (Igor Tuveri) ha trascorso in Russia due anni, raccolto testimonianze, ricevuto minacce. Il risultato è ben più che una graphic novel, ma una testimonianza artistica, civile e politica.
Nel romanzo per ragazzi Il sogno di Anna, la protagonista 15enne scopre i segreti del giornalismo e trova, nella figura della Politkovskaja, una guida spirituale.
Anna è nei luoghi che le sono stati dedicati. Un largo a Roma, all’interno di Villa Pamphilij. Una via a Tbilisi, in Georgia. Un centro stampa al Parlamento Europeo. Una bretella stradale vicino a Ferrara.
E a Mosca? C’è una piccola targa commemorativa, metallica, posta vicino alla porta di casa di Anna. E ci sono voluti sette anni prima che fosse realizzato un monumento fuori dalla sede del suo giornale, la Novaja Gazeta. Raffigura tre fogli strappati da un’agenda e riempiti di appunti, con sopra un suo ritratto.
Anna è negli spettacoli costruiti sulle sue parole e la sua vita.
Il primo che viene in mente è l’emozionante Donna non rieducabile scritto da Stefano Massini e interpretato da Ottavia Piccolo (entrambi magistrali). L’adattamento televisivo Il sangue e la neve. Memorandum teatrale su Anna Politkovskaja è visibile su Rai Play.
Confida Ottavia Piccolo: “Non ho scelto Anna, è lei che ha scelto me. Pochi mesi dopo la sua morte, Stefano ha scritto questo testo che è nato come una lettura e che poi è diventato uno spettacolo. Prima di interpretarla, ho letto tutto di lei. Lo porto in scena dal 2007 e, da allora, mi sento di camminare insieme a lei. Ormai, per me è come una di famiglia”.
E Sulla verticale del potere. Anna Politkovskaja e la Russia di Putin di e con Giulio Valentini, che spiega: “Una volta Anna definì i giornalisti russi come ‘mattaccini’ da matto, che era una vecchia parola per dire pagliaccio. Il loro compito era divertire il pubblico e, se proprio dovevano scrivere cose serie, l’argomento era uno solo: com’è bella ‘la verticale del potere’ in tutte le sue forme. Il mio spettacolo, scritto a 10 anni dalla morte di Anna, nasce dall’esigenza di ridimensionare la figura di Putin, troppo spesso considerato più come un grande statista e meno come l’assassino e autocrate che veramente è. Racconto la storia di Anna e della sua anima ancora bambina, tra il sogno di diventare ballerina e il suo più grande insegnamento: come danzare sulla paura solo per difendere i deboli e la propria umanità”.
A questo link Giulio Valentini legge un brano di Anna Politkovskaja. Reporter per amore.
Anna è, tristemente, nella cronaca di questi mesi, con la situazione in Afghanistan che ha riportato di attualità i temi della libertà, non solo per le donne. E la guerra contro l’Ucraina, così simile a quella scatenata all’epoca contro la Cecenia.
Spiega Pierfrancesco Majorino, europarlamentare: “In questi giorni, una parte del mondo si interroga su come rendere efficace e onesto il discorso della ‘democrazia’. Ed evitare che siano innanzitutto le donne chiamate a pagare, come spessissimo avviene, il prezzo maggiore. Ecco, in questo contesto, l’assenza della sua voce pesa e la sua testimonianza resta essenziale. Non quella imposta dall’alto, ma quella trasmessa con l’intransigenza dei comportamenti e la bellezza del sapere. La nostra vecchia Europa – che spesso smarrisce se stessa e ha tanto bisogno di ricostruire un itinerario per il proprio futuro – deve conoscerla, ricordarla, trasmetterne il valore”.
Anna è negli alberi che sono stati piantati per ricordarla, come il pruno nel Giardino dei Giusti, al parco di Monte Stella a Milano. Sul cippo in granito c’è scritto “A Anna Politkovskaja assassinata a Mosca per aver denunciato i massacri di civili in Cecenia”.
Anna è nelle associazioni come Annaviva, fondata dal giornalista Andrea Riscassi, che per qualche tempo ha portato avanti i suoi ideali.
“Ho ‘conosciuto’ Anna Politkovskaja mentre era ancora in vita, grazie ai suoi articoli sulla guerra in Cecenia. Per questo la sua morte mi sembrò un inaudito attacco alla libertà di stampa. Nel primo anniversario della scomparsa, organizzai al Circolo della Stampa di Milano un incontro per ricordarla. Da quella giornata, affollatissima, nacque Annaviva, associazione che per anni ha affiancato giornalisti e oppositori russi sia in Italia che nella patria del Kgb” racconta Riscassi.
Anna è nella canzone Tutti assolti, colonna sonora di un omaggio alla giornalista russa. “Li vediamo andare tutti assolti, eppure conosciamo bene i loro nomi e i loro volti”. Spiega Massimo Bubola cantautore e poeta, autore della canzone: “L’ho scritta a inizio anni Novanta ed è stata pubblicata nell’album Doppio lungo addio. Mi è stata ispirata dall’assoluzione di Giulio Andreotti. È una canzone sulle trame oscure, le ambiguità e l’arroganza del potere. Si adatta a molte situazioni diverse, compreso l’omicidio di Anna Politkovskaja”.
Anna è nei premi a lei intitolati, in Russia e in Occidente.
Anna è nel premio Nobel per la pace assegnato nel 2021 al suo caporedattore storico Dmitry Muratov, che ha dichiarato: “È il premio ad Anna Politkovskaja, non il mio”.
Anna è nei lettori che la ammirano, nei ragazzi che le dedicano tesi, nei giornalisti che seguono il suo esempio ogni giorno, rischiando la vita nei teatri di guerra.