La vera storia di Anna Politkovskaja. Beslan.

La vera storia di Anna Politkovskaja. Beslan

Chi era Anna Politkovskaja, la reporter russa che osò denunciare il regime di Vladimir Putin, gli eccidi della guerra in Cecenia e gli orrori perpetrati da Ramzan Kadyrov?

Per scrivere il mio romanzo Anna Politkovskaja. Reporter per amore edito da Morellini ho studiato la sua vita. Letto i libri che ha scritto e che su di lei sono stati scritti. Ho intervistato le persone che le sono state vicine: la sorella Elena, l’amica Nadia, l’inviata Stella Pende… Poi, intorno alla sua biografia, ho costruito una cornice narrativa che ha reso più accattivante la sua biografia, già però molto avvincente.

A seguire, un capitolo alla volta, ecco la biografia, completa e approfondita, di Anna Politkovskaja, la grande reporter russa che, fino all’ultimo, fu una spina nel fianco per Vladimir Putin, Ramzan Kadyrov e tutti i soldati russi che, in Cecenia, si macchiarono di reati gravissimi.

Questa è la tredicesima puntata. La dodicesima è: Ramzan Kadyrov

Beslan

“Il caso non è ancora chiuso. Dopo, per sei mesi, sono stata malissimo. Ancora adesso, non riesco a lavorare per una giornata piena. Dovrei curarmi”

L’emergenza scatta alle 9 e 30 del primo settembre 2004. Siamo a Beslan, in Ossezia, piccola repubblica caucasica. È il primo giorno di scuola. È in corso la cerimonia di inizio anno scolastico e sono presenti alunni, familiari, insegnanti. Quella che dovrebbe essere una festa si trasforma invece in un incubo. Un commando di una trentina di terroristi ceceni fa irruzione nel complesso e sequestra quasi 1.200 persone. Gli ostaggi vengono ammassate in palestra, senza acqua e senza cibo. Il giorno seguente i sequestratori fanno esplodere due granate, a distanza di dieci minuti, per tenere lontana la polizia. La situazione è incandescente. Chiunque è in grado di aprire un canale di comunicazione con i terroristi deve farlo immediatamente. Anna si sente investita, di nuovo, da questa missione.

“Mezz’ora per preparare le mie cose mentre la mia mente lavora furiosamente per capire come raggiungere il Caucaso” racconta.

Parte su un’auto della redazione, alla volta dell’aeroporto, ma di voli per Vladikavkaz e per le città vicine non ce ne sono. Per tre volte fa il check in e poi resta a terra. Dalla redazione le consigliano di andare a Rostov, per poi continuare in auto. Sale su un volo della compagnia Karat.

“Anna è digiuna da tutta la giornata. In aereo rifiuta il cibo, ha con sé un po’ di avena. È in ottima salute. All’assistente di volo chiede solo una tazza di tè” scrivono Dmitry Muratov e Sergej Sokolov della Novaja Gazeta.

Racconta Anna: “Sono molte ore di strada da Rostov a Beslan e la guerra mi ha insegnato che è meglio non mangiare. Alle 21 e 50 bevo il tè. Alle 22 mi rendo conto che devo chiamare l’assistente di volo perché sto rapidamente perdendo conoscenza. Poi ricordo la hostess che piange e grida: ‘Stiamo atterrando, aspetta!’”.

Anna viene ricoverata in ospedale a Rostov. Ha la pressione bassissima. Riesce a riprendere i sensi solo la mattina dopo, grazie e flebo e iniezioni.

“Bentornata” le dice un’infermiera china su di lei. Poi le comunica che quando l’hanno ricoverata era “quasi senza speranze”. E infine le sussurra: “Mia cara, hanno cercato di avvelenarti. Tutti i test effettuati in aeroporto sono stati distrutti, per ordini ‘dall’alto’”.

Grazie ad amici e colleghi, viene noleggiato un aereo privato che la riporta a Mosca e lei viene ricoverata all’ospedale americano. Lì, in reparto, i medici dichiarano che non sanno quale sia la tossina responsabile del suo malore, ma Anna l’ha assunta dall’esterno.

Nel frattempo, mentre Anna lotta per sopravvivere, a Beslan la situazione precipita. I negoziati non portano nessun miglioramento. Il 3 settembre i terroristi permettono a quattro medici di entrare nell’edificio. All’improvviso, si sentono due esplosioni, di origine mai chiarita. Inizia una sparatoria, seguita da un’irruzione delle teste di cuoio.

Il bilancio finale sarà di 386 vittime: 334 ostaggi (di cui 186 bambini), 19 poliziotti e forze speciali, 2 soccorritori, 31 sequestratori. Pesantissimo anche il bilancio dei feriti: 730 (30 soldati e 700 ostaggi).

La vera storia di Anna Politkovskaja. BeslanLa vera storia di Anna Politkovskaja. Beslan

“Nei tre giorni di orrore a Beslan, i ‘media favorevoli allo Stato’ non hanno mai osato dire ad alta voce che i servizi speciali probabilmente stavano facendo qualcosa di sbagliato. Non hanno mai osato suggerire alla duma di Stato e al consiglio della federazione, il parlamento, che avrebbero fatto bene a convocare una sessione di emergenza per discutere di Beslan” scrive Anna. I giornalisti che esprimono pareri dissonanti vengono licenziati.

La Russia è stata condannata per “gravi errori” nella vicenda della strage di Beslan. La decisione è della Corte europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo (Cedu), che ha condannato Mosca a versare 3 milioni di euro ai ricorrenti. In particolare, le autorità russe non sono state ritenute in grado di prevenire il sequestro e, per liberare gli ostaggi, si è giudicato abbiano fatto un uso sproporzionato della forza.

In ospedale, Anna non vuole parlare della morte, ma da questo momento in poi tutti gli acquisti importanti li farà a nome dei figli.

Commenta il figlio Ilya: “Fosse capitato a me, avrei smesso di occuparmi di dossier scottanti. Lei invece no, anzi: quel tentativo di avvelenamento la rafforzò nella convinzione di essere nel giusto e che i suoi nemici fossero solo dei vigliacchi. Era molto orgogliosa e fiera non tanto del suo lavoro quanto dei risultati che riusciva a ottenere”.

Di questa esperienza, scriverà anche nei mesi a venire. Fa scalpore l’articolo per The Guardian, intitolato Poisoned by Putin (“Avvelenata da Putin”).

Ma il suo caso non sarebbe rimasto isolato. Nel 2004, il leader dell’opposizione ucraina Viktor Yushenko si sente male e sembra a tutti gli effetti un tentativo di avvelenamento. Nel 2006 va peggio al dissidente Litvinenko. Ma di lui parleremo più avanti.

Nonostante tutto, ci fu chi dubitò dell’avvelenamento della Politkovskaja, definendo la giornalista una mitomane.

La vera storia di Anna Politkovskaja. Beslan

 

 

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