“Ci sono tre regole per scrivere un bestseller, peccato che non le conosca nessuno”. Insomma, la domanda è di quelle da un milione di dollari. E la risposta è impossibile. Nel suo libro La forza delle piccole idee. Minifesto per riappropriarsi del futuro, il futurologo svedese Magnus Lindkvist ridimensiona l’importanza delle ricette per il successo. Sapere che cosa ha funzionato in passato vi dà certo delle utili indicazioni, ma non vi mette nelle condizioni di replicare lo stesso risultato.
L’editoria sconta un paradosso: quando presentate un romanzo a una casa editrice, facilmente vi verrò chiesto a quale altro romanzo somiglia il vostro. Se saprete rispondere (“È una chicklit alla Sophie Kinsella” o “È un giallo alla Camilleri”) avrete fatto bene e male allo stesso tempo. Bene, perché l’editore sa inquadrare la vostra opera e immagina già un target di riferimento; male, perché siete un’imitazione (probabilmente pallida) di qualcosa che c’è già.
Viceversa, se rispondete che il vostro romanzo è qualcosa di nuovo (pensate, per esempio alla saga di Harry Potter), verrete guardati con sospetto. Probabilmente la vostra proposta non verrà accolta. Ma se venisse accolta e funzionasse, si troverebbe ad aprire un terreno vergine, senza competitor. Pensate a come è andata a J. K. Rowling…
In generale, ci sono libri più commerciali di altri; storie scritte strizzando l’occhio al lettore e assecondando il mercato, pensate per inserirsi in un filone di successo (pensiamo alle storie erotiche sulla scia di 50 sfumature di grigio). Ma le garanzie di successo non esistono, ovviamente.