Di refusi abbiamo già parlato. Ma vale la pena di tornare sugli errori. Perché non si ha idea di come basti poco per screditare un intero lavoro, tagliarci le gambe, far cestinare il nostro testo.
Ne sa qualcosa l’impiegata amministrativa che, nel suo primo giorno di prova, scrisse al capo “per non incorrere in ulteriore inconvenevoli”. Inutile dire che non venne confermata.
O l’aspirante romanziere, che a riga tre della sua sinossi mise nero su bianco “questo è un scritto ambizioso”. Opera subito cestinata.
O ai volenterosi, ma incauti, candidati che hanno infarcito i loro curriculum con gli errori più vari e fantasiosi. Alcuni tanto spassosi da essere diventati materiale per una serie di libri, scritti (con lo pseudonimo di Assunta Di Fresco) insieme a un grande uomo e grande amico che non c’è più il cui pseudonimo era Enza Consul (qui trovate qualcosa, divertimento assicurato).
L’ultima perla? Un ufficio stampa che mi assicura che sta lavorando per prepararmi una versione “ad OK”. 😉
O ancora: il cartello che vedete che spiega come la “clear” sia guasta. Ma la storia, almeno questa, ha un lieto fine. Qualcuno deve aver fatto notare l’errore e il giorno dopo sulla saracinesca, claire, rotta è comparso un cartello scritto correttamente.
E che dire dello svarione sul parabrezza dell’auto nella foto che illustra questo post? L’autore, della foto e non dello svarione, è Stefano Paganini.
Perciò, mi raccomando, quando scriviamo un documento importante, da cui può dipendere il nostro futuro (o, quanto meno, la nostra credibilità) prestiamo la massima attenzione a scrivere in modo corretto, evitando gli errori, che si trasformano in rovinosi autogol.
- Controlliamo la correttezza dei nomi propri e delle parole straniere.
- Usufruiamo del servizio di correzione automatica di word.
- Leggiamo, rileggiamo e facciamo leggere il testo a un amico.